giovedì 21 giugno 2012

Panta Rei



I piedi toccavano la terra soffice e l’erba umida. Il rumore del vento tra le foglie faceva scivolare sulle sue spalle gli odori di una stanca primavera.
Era una donna bella, alta, ben tornita, dal corpo atletico. I lineamenti le davano un’aria esotica senza renderla estranea, perfetta senza alcuna freddezza.
Sedette per terra, raccogliendo le ginocchia tra le braccia, consapevole di essere osservata, un piccolo gruppo di persone la fissava, al di là del fiume. Ad Anna però non importava, per lei era importante guardare, conoscere, capire.
Aveva fatto un buon lavoro, anche questa volta, lo sapeva. Erano in pochi a fare il suo  mestiere e lei era la migliore. La Terra era stata sconvolta da così tanti cataclismi dovuti a dissesti idrogeologici che ormai il potere era in mano a un pugno di architetti ambientali. Il loro compito era curare la terra ferita, riportare l’equilibrio dove l’uomo l’aveva sconvolto, rimettere ordine nel caos.
In particolare, Anna si occupava del corso dei fiumi, si era specializzata nel comprendere quale fosse l’alveo che preservava meglio l’ambiente, irrigando le zone più fertili e in modo da preservare o ristabilire l’equilibro tra il terreno e le acque.
In gergo venivano chiamati “Rivisti”. Progettavano le nuove rive dei corsi d’acqua, e Anna era una di loro. Non c’era territorio sul quale non dessero il loro parere su come i le acque dovessero scorrere, su quale disegno del lago fosse più propizio alla vita dentro e fuori dall’acqua.
Anna era felice del proprio lavoro, era apprezzata, riconosciuta, rispettata.
Amava i fiumi, la facevano pensare alla vita. Fanno fluire le cose, dal fiume puoi prendere, dal fiume puoi dare, col fiume puoi arrivare o andare. Puoi accettare che ti porti dove vuole, o remare contro corrente fino a morire.
E lei poteva cambiarne il cammino, era come cambiare il corso di una vita.
Sorrise al pensiero.
Pensò a sua madre, un’intera esistenza spesa a lamentarsi di come avrebbe voluto che fossero le cose, di come ciò che voleva le fosse negato. Forse modellare le coste rocciose era più facile che tirare fuori le persone dai pantani nei quali si infilavano. Scosse la testa rialzandosi.
Domani, pensò, c’è un altro fiume.