venerdì 30 dicembre 2011

Doppi sensi


Senso di responsabilità: avere un obiettivo chiaro, lavorare con tutte le proprie forze per raggiungerlo, imparare dai propri errori.

Senso di colpa: fare le cose per reazione, trovare un buon alibi, pentirsi per il fallimento e pensare che la sofferenza che si prova sia un prezzo equo per avere il diritto di ricominciare il ciclo.

mercoledì 28 dicembre 2011

Restiamo Soli


Le persone hanno paura di restare sole, per questo rimangono insieme. In realtà nulla ti fa sentire solo come un rapporto fallito. Che cosa tiene insieme le persone? Forse la paura della felicità.

Ci sono una serie di buoni motivi per restare insieme, anche se non ci si ama più:
- dividere le spese di casa
- non avere sufficienti soldi per il divorzio e le sue conseguenze (se si è sposati)
- avere qualcuno che ti paga le bollette e ti fa i bonifici (in alcuni casi)
- non essere costretti a cercare di essere simpatici e attraenti con il partner
- avere prezzi convenienti in alcuni tipi di vacanza e pacchetti benessere
- poter sfruttare le opzioni You&Me di alcune società di telefonia mobile
- avere un'auto con la targa dispari e una con la targa pari
- avere una scusa per non presenziare alle cene di amici e parenti addossandone la responsabilità all'altro
- avere un argomento di conversazione quando si parla di rapporti con l'altro sesso
- avere qualcuno che ti fa le valige (sempre in alcuni casi)
- poter gestire meglio i rapporti occasionali

E potrei continuare.

Ma la paura della solitudine... no.

lunedì 26 dicembre 2011

Mi chiamano Mimì


Nella mia famiglia abbiamo tutti un nomignolo che deriva dal nome di battesimo, in alcuni casi più di uno. E così il nome si allunga, si accorcia, si dilata, si modifica, si impreziosisce, si snellisce.
Abbiamo un nome per gli amici, un nome per il gioco, un nome per l'amore.
Il nostro nome non è un pezzo della nostra identità, è piuttosto un indumento, che può essere invernale o estivo, indossato per il lavoro o per il tempo libero.
Spesso io stessa non so come mi chiamo veramente, se il nome originario che i miei genitori mi hanno dato e di cui gli altri si sono impadroniti cambiandolo, abbia un qualche significato ormai.
Ci faccio caso solo se, per caso, qualcuno mi chiama con un nome fuori contesto, il nome da lavoro nel tempo libero o viceversa. La mia identità non ha un nome.
Alla fine, io mi sento solo io.

domenica 25 dicembre 2011

Recite Natalizie


Ieri ho sentito al telefono un po' di amici che, più per inerzia che per altro, mi hanno fatto gli auguri. Persone con situazioni difficili, tristi, che gli altri giorni dell'anno sono più facili da sopportare. La sera di Natale sembra rendere più pesanti i dolori, le pene, le noie.
Non stupisce che molti drammi familiari esplodano la Vigilia. Tutta la retorica che parla di unità familiare, di amore, generosità, fa sentire maggiormente la pressione, la voglia di esplodere.
"Perché devo fare i regali quando non mi va? Che senso ha? Babbo Natale arriva per i bambini, ma gli altri? Perché devo infilarmi nel traffico a comprare cose - per lo più inutili - che solamente tra una decina di giorni mi costerebbero probabilmente la metà? Perché devo girare trenta minuti per un parcheggio, fare la fila alla cassa e fingere di essere contento di sbaciucchiare con effusione persone che per il resto dell'anno a malapena saluto?"
Le famiglie riunite a cena, devono tacere cose che tutti sanno ma devono fingere di ignorare. Lo facciamo per i figli, per i bambini, dicono.
E a me vengono in mente le recite natalizie. Sale gremite di genitori, molti trafelati, annoiati per la maggior parte del tempo, visto che la parte del pargolo dura, se va bene, cinque minuti. Ma devono stare lì, a ostentare natalizia allegria e gioia festiva. E penso all'ironia della sorte, per la quale un bambino ricambia con cinque minuti di esibizione, un anno intero di finzione familiare. Ma almeno lui lo fa con impegno e un po' ci crede.
Tanti auguri.

giovedì 22 dicembre 2011

Pause Aliene


A me capita di sentirmi qui per caso. E credo di non essere la sola a cui succede.
Vedo le persone intorno a me che fanno cose che trovo prive di senso, le fanno tutti, e sono tanti.
Poi c'è una conversazione serale, intorno a una tavola, e tutti dicono di trovare assurde le stesse cose, le cose che io ho osservato.
Allora chi sono quelle persone? Androidi? Esseri telecomandati che agiscono a scopo pubblicitario? Rappresentanti di una normalità statistica che non mi appartiene? Bipedi senzienti che incrocio solo talvolta alla cassa del supermercato?
O sono io l'aliena?